Il cambiamento climatico ha incrementato i fenomeni meteorologici estremi, un tempo considerati eccezionali e oggi accadimenti con cui convivere. A fronte di perduranti criticità nella prevenzione strutturale, l’onere di contenere gli effetti di tali calamità ricade sulla Protezione civile, la cui attività risulta ancora più importante che in passato. D’altronde, i progressi scientifici e tecnologici hanno implementato gli strumenti a disposizione degli operatori, ai quali sono ormai richieste previsioni sempre più precise, oltre che una tempestiva e capillare attività di allertamento della popolazione. A fronte di ciò, è palese il rischio che ogni fallimento del sistema prevenzionistico possa dare luogo alla ricerca di un responsabile da punire penalmente. Si tratta, a ben vedere, di una tendenza in corso da diversi anni, suscettibile di innescare comportamenti difensivi, proprio nel momento in cui il Paese confida maggiormente nelle capacità prevenzionistiche della Protezione civile. Risulta quindi capitale il ruolo della magistratura, chiamata a giudicare contemperando le esigenze di tutela delle vittime con i diritti degli indagati. Di tutto ciò si è discusso nel corso organizzato dal DPC, Fondazione Cima e Scuola Superiore della Magistratura trasposto nel presente volume.