Il Viaggio d’inverno di Elfriede Jelinek, Premio Nobel 2004, atto di decostruzione intertestuale di notevole complessità e audacia, si appropria del titolo e dell’ossatura emotiva del ciclo liederistico di Franz Schubert, Winterreise, per inaugurare un dispositivo drammaturgico singolare. Volutamente sprovvisto di indicazioni sceniche e ruoli definiti, il testo si apre a una lettura come peculiare romanzo o autobiografia indiretta, intessuta di rimandi letterari e musicali, ma anche come provocazione. L’originario viandante schubertiano cede il passo a un soggetto lirico franto e polifonico, veicolo di esplorazione mnestica. Elementi intimi e dolorosi intramano il rapporto con la figura materna e ripercorrono la storia (anche psichica) del padre. La tensione dialettica tra omaggio e sovversione è sostenuta da un’architettura testuale e ritmica costruita sulla forma musicale della fuga: soggetti e controsoggetti, voci e controvoci tagliano il presente in un moto continuo di variazione e contrappunto. Testo radicale e spiazzante, il Viaggio d’inverno sfida apertamente i confini canonici.
Edizione con testo a fronte accompagnata dal ciclo liederistico Winterreise (1827) composto da Franz Schubert su testi di Wilhelm Müller.
Roberta Cortese è torinese e vive a Vienna. Laureata in Drammaturgia Musicale all’Università di Torino, si forma come attrice nella compagnia del Burgtheater di Vienna. È anche regista, autrice e traduttrice. Di Elfriede Jelinek ha tradotto e portato in scena numerosi testi, tra cui Sport. Una pièce e Fa niente. Una piccola trilogia della morte (Ubulibri 2005), La parete, Le api re e Viaggio d’inverno.
Rita Svandrlik ha insegnato Letteratura tedesca all’Università di Firenze. Ha pubblicato in particolare su autori (Grillparzer, Musil) e autrici della letteratura austriaca (Bachmann, Jelinek, Haushofer); si è occupata di costruzioni mitiche del femminile (la sirena, Ondina, Medea).