«Rendere comprensibili ai Latini le parti essenziali della filosofia di Aristotele». È questo l’intento di Alberto Magno (ca. 1193-1280) quando inizia a leggere e commentare le opere aristoteliche, le cui traduzioni latine circolavano ormai sempre più di frequente nelle biblioteche di conventi e monasteri. Il teologo domenicano aveva infatti capito che la buona preparazione di un frate predicatore doveva passare anche attraverso la conoscenza e l’uso di quelli che erano gli strumenti di pensiero più innovativi dell’epoca.
In questo vasto progetto di studio del corpus aristotelico, il problema dell’anima, principium animatorum, riveste un ruolo di primo piano. Quali proprietà fanno di un essere un vivente? Quali operazioni permettono di stabilire una gerarchia tra gli esseri animati? La disgregazione del corpo compromette del tutto il funzionamento dell’anima? Questi ed altri interrogativi scandiscono tutto il Liber de natura et origine animae, opera che Alberto Magno scrive tra il 1258 e il 1260 con l’obiettivo di presentare nel modo più chiaro e completo possibile quali siano la natura, la generazione e le operazioni dell’anima nelle differenti classi di esseri viventi.
Andrea Colli è docente di Storia della Filosofia Medievale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Ha pubblicato numerosi saggi dedicati al pensiero del XIII secolo, mostrando particolare interesse per gli autori domenicani. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Guillelmi Petri de Godino, Lectura Thomasina, II (dist. 23-44), Leuven 2024; Guillelmi Petri de Godino, Lectura Thomasina, II (dist. 1-22), Leuven 2021; Alberto Magno e la nobiltà, Pisa 2017; Teodorico di Freiberg. Durata e tempo, Bari 2017.