Con lo scetticismo di una immaginazione che non privilegia alcuna ottica definita, Jean Paul in questo scritto composto nel 1799 si rivolge al proprio futuro figliolo mettendolo in guardia dai pericoli di ogni dogmatismo e di ogni scolastica filosofica, esortando ad un esercizio del pensiero tanto libero quanto disincantato. Un nichilismo scettico permea ogni effato dell’autore, e lo risolve in un cachinno sardonico, nel sogghigno d’una ironia implacabile. La riflessione speculativa, scorticata e infranta dall’irrequietezza armoniosa d’una parola sfuggente e cangiante, d’una parola infinitamente plausibile, si rivela così essere soltanto l’“ornamento iperbolico” di un Io suo malgrado occiduo.
Luigi Azzariti-Fumaroli insegna filosofia teoretica. Studioso di filosofia moderna e contemporanea come pure delle sue inter-sezioni con la letteratura, è autore di numerosi saggi apparsi su riviste italiane e straniere e di diversi studi monografici. Ha cu-rato l’edizione italiana di opere di Derrida, Baumgardt, Merleau-Ponty e, per questi tipi, di Hegel e di Maimon.