Lo spunto per scrivere questo racconto è venuto da una casa. È un edificio liberty nel centro di Sassari. Tuttora è chiamato “Casa Cugurra”. Vi hanno abitato donne e uomini sul finire dell’Ottocento e poi nel Novecento. Altre persone della stessa famiglia, però, li hanno preceduti e hanno fatto sì che la palazzina potesse essere costruita. Le loro vicende sono interessanti. Vivono infatti in un periodo – quello che successivo all’unità d’Italia, la cosiddetta “Belle Époque” – in cui la Sardegna conosce un significativo sviluppo e, subito dopo, notevoli problemi. Il libro racconta le storie di un padre, di un figlio e di una figlia. Tutti hanno voluto cogliere le occasioni che la vita offriva loro, ma non sempre ci sono riusciti. Tutti ci hanno comunque provato. C’è l’uomo di campagna che, grazie al benessere ottenuto con la sua intelligenza e la sua rettitudine, riesce a far studiare le figlie. C’è uno dei suoi eredi maschi che, pur avendo buone prospettive, finisce nei guai e si arruola nella Legione Straniera. C’è la figlia prediletta dal padre che, grazie a un matrimonio, ottiene l’ascesa sociale, ma non ce la fa a salvare la sua nuova famiglia dalla rovina. In questo scenario Casa Cugurra diventa il simbolo di una felicità realizzata, ma difficile da mantenere. È qualcosa di bello, che a Sassari è comunque rimasto. È l’espressione di un’epoca, per certi aspetti simile a quella attuale. È la prova che dalle occasioni mancate nascono sempre nuove opportunità.
Il libro è impreziosito dai disegni di Fiamma Antoni Ciotti.
Antonella Cugurra, di famiglia sassarese, ha fatto studi di diritto a Genova e a Bologna, ed è stata Segretario generale presso vari Comuni della Toscana. Ha svolto alcune ricerche di carattere storico collaborando con docenti dell’Università di Pisa. Vive abitualmente tra Lucca e Milano.