Contaminazioni, dissonanze, eterotopie, pur senza esplicite identificazioni o con nomi diversi, hanno variamente interessato le forme letterarie e artistiche: in queste, fin dall’antichità, si è più volte espressa una dislocazione dell’esperienza, una sorta di spinta del linguaggio a uscire fuori dai propri limiti, forzandoli dall’interno (dissonanze), coinvolgendo realtà e rapporti inconsueti (contaminazioni), disegnando o attingendo luoghi “altri” (eterotopie). Tutti e tre i termini si possono in effetti ricondurre a un orizzonte spaziale, nel quadro dell’incoercibile tensione umana a rivolgersi verso ciò che non è già dato, a portare il linguaggio oltre la propria illusoria stabilità. Effetti di dislocazione, insomma, che possono insinuarsi perfino nelle pieghe di opere che si sono proposte come grandi modelli classici, emblemi di assolutezza e di sufficienza ideologica, «aere perennius».