La sostenibilità, concetto polisemico al centro del dibattito scientifico globale, trova oggi anche nel contesto giuridico una propria autonoma rilevanza, sulla base di un articolato impianto normativo che ne fa nell’area europea un canone dell’ordine pubblico economico, nella duplice funzione di protezione e di direzione. Le regole che impongono la sostenibilità ambientale, sociale e di governance incidono sui modi dell’attività economica e in particolare sull’autonomia privata, ed inducono all’adozione di nuovi modelli contrattuali. Lo studio muove da una ricostruzione sistematica delle fonti in materia per indagare il modo di operare del principio di sviluppo sostenibile. Un principio che, a seguito della riforma costituzionale degli artt. 9 e 41, introduce nell’iniziativa economica privata limiti sia negativi sia positivi. Tale evoluzione normativa si riflette tra l’altro sulla conformazione del regolamento contrattuale, attraverso l’introduzione di apposite clausole di sostenibilità, già diffuse nella prassi negoziale, che introducono obblighi di comportamento ispirati ad un nuovo modello di sviluppo. Di fronte alla possibile inattuazione di simili obblighi, emerge però la necessità di rimedi adeguati. Alla luce delle recenti tendenze del legislatore europeo, l’analisi mostra a questo riguardo la propensione al superamento di una logica di tutela prettamente caducatoria, a favore di un’impostazione integrativa, in cui il rimedio sia non soltanto strumento di tutela di interessi di parte, ma anche mezzo di enforcement degli obiettivi generali di sostenibilità.
Enzo Maria Incutti, assegnista di ricerca di Diritto Privato presso l’Università degli studi Roma Tre, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca di Diritto Privato presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche in materia di diritto civile, con particolare attenzione al diritto dei contratti ed alle nuove tecnologie, è risultato vincitore del Premio “Emilio Betti”.