Nella dialettica "drammatica" tra la Pasqua di Cristo e le innumerevoli contraddizioni e incertezze del tempo presente, lo Spirito Santo, donato ai battezzati come primizia e caparra, suscita la nostalgia impaziente della piena realizzazione del progetto salvifico di Dio e dà senso all’attesa, anche quando essa si fa flebile e fragile.
In Rm 8,26-27, in particolare, lo Spirito si presenta come il testimone della nuova identità e del destino glorioso dei cristiani. Al gemito della creazione e degli stessi credenti, segno che anticipa la salvezza promessa, si associa l’intercessione propria dello Spirito. Se il battezzato può lodare, benedire e rendere grazie a Dio Padre insieme a Gesù, il Figlio, tutto questo avviene per opera dello Spirito. Proprio lo Spirito, "che scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio" e conosce sin dall'inizio "i segreti dell’uomo", agisce incessantemente a vantaggio dei figli di Dio per adozione e soccorre la loro debolezza.
Gioietta Casella, laureata in Lettere Classiche, è dottore di ricerca in Filologia ed Esegesi Neotestamentaria. Ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose all'Istituto "Beato Niccolò Stenone" di Pisa e successivamente, presso la Pontificia Università Lateranense, il Baccellierato in Teologia. La sua ricerca ha avuto e ha come oggetto specifico la figura e gli scritti di Paolo di Tarso.