Edizioni ETS - Pisa

 

Concorso nazionale

premio di poesia

Penelopeia

Variazioni sul tema della tessitrice

2016

Proclamazione dei vincitori

 

Si è concluso l'innovativo Bando di concorso nazionale - Premio di poesia “Penelopeia. Variazioni sul tema della tessitrice”, che ha stimolato un buon numero di studenti delle scuole secondarie superiori d'Italia a proseguire la storia lasciata in sospeso da Francesca Nenci al termine della sua opera:

 

Le dee scomparvero, d’un tratto, silenziose.
La zattera-letto nuziale attendeva sulla riva: 
«sempre ambiguo rimarrà il suo aspetto», 
disse fra sé Penelope, e si chiese:

«il ricordo di Ulisse è rimasto in me 
vivida fiamma?» Sorrise, 

senza darsi, al momento, una risposta.

 

 

I lavori sono stati valutati dai seguenti giurati: Prof.ssa Francesca Nenci, autrice; Dott.ssa Sandra Borghini, editore; Prof. Michele Battaglino, scrittore e poeta; Prof. Davide Caramella, direttore della clinica radiologica di Pisa; Prof.ssa Rosanna Prato, presidentessa di AsteroideA; Prof. Marco Santagata, docente di letteratura italiana Università di Pisa, scrittore, critico letterario; Dott. Roberto Scarpa, scrittore-attore.

 

La Giuria si è espressa nel modo seguente:

 

1° premio: Marcos ROVINI (Liceo Classico «Carducci», Volterra);

2° premio: Annamaria DOGNINI (Liceo Classico «Arici», Brescia);

3° premio: Pietro Geuna (Liceo Classico «D'Azeglio», Torino).

 

L'autrice ha selezionato un quarto elaborato scritto da Federica Vallazza (Liceo Classico «Arici»Brescia), che ha ritenuto degno di una menzione speciale.

 

I Premi consegnati ai vincitori sono stati offerti dalla Fondazione il Fiore e da Edizioni ETS

 

 

 

 

GIUDIZI SUI TRE VINCITORI

 

(a cura di FRANCESCA NENCI)

 

1° premio: Marcos ROVINI  (Volterra)

 

 Penelope sorrise

    Il testo, ampio e costruito con cura, si articola in tre parti; il titolo generale, rinvia, breviter, sia al finale di Penelopeia, sia a quello che chiude l'elaborato di Rovini. Nella prima parte del lavoro si distingue per icasticità il brano che occupa le tre strofe iniziali, che potremmo definire un Notturno. La seconda parte è intitolata Il sogno, la terza Il risveglio. In ognuna di queste parti trovo interessante la costruzione della trama ed il frequente cambiamento del punto di vista: una tecnica che in narratori come Henry James raggiunge la perfezione e che il nostro studente mostra di conoscere e di farne un uso discreto ed efficace. Nella prima parte del testo è dominante la figura di Ulisse, il racconto del suo viaggio, la sua sete di conoscenza; si apprezzano poetici squarci di cieli notturni e di paesaggi marini. Emergono nel contempo la solitudine di Penelope e la sua angoscia nei lunghi anni dell'attesa. Nella seconda parte dominano immagini come grandi quadri: il «Sole narciso» dardeggiante, una nave squarciata e un uomo, Ulisse, «scavato dal sale» e chiamato «tessitore d'inganni». Il punto di vista ora è cambiato ed è quello di Penelope che si chiede se quello è l'uomo che amò, «marito traditore». Il racconto del viaggio di Ulisse si snoda con ampi rinvii a Dante (Inferno XXVI, VIII cerchio, VIII bolgia). Emerge nell'eroe stanchezza della vita e attesa della morte. Il punto di vista di nuovo cambia nella terza parte (Il risveglio), dove è Penelope che medita sulla sua sorte; si nota un breve riferimento alla prima parte di «Penelopeia», quando l'eroina decide di prendere il mare, gridando «libertà». Rovini però tratteggia una Penelope in preda a malinconia e assalita dal pensiero della morte, non solo sua e di Asteria, ma di tutti i mortali; teme anche che nessuno dei posteri di lei serbi ricordo. Brusco il cambiamento nell'ultima strofa che si chiude con un raffinato aprosdoketon: «un fiore schiudeva il suo candido calice./I petali bagnati dalla luce del sole./Penelope lo colse e/sulle note delicate di quel/morbido profumo,/sorrise, confondendo i sensi suoi».

 

 

2° premio: Annamaria DOGNINI(Brescia)

   

Raffinatezza e candore sono le caratteristiche fondamentali che pervadono tutto il lavoro di questa alunna ginnasiale. In uno stile semplice e piano, Annamaria si sofferma e rielabora, e talora rovescia, i temi più significativi di Penelopeia. Il desiderio del ritorno a Itaca è, infatti, per la sua Penelope un sentimento più forte della «fame di conoscenza» non saziata, ma che, rimasta fortemente radicata nel suo cuore, assimila lei, regina, ma, in questa sua rivisitazione, soprattutto donna, moglie e madre, al marito-eroe. Quindi, il desiderio del viaggio, cui la spingono la brama di libertà e l'istinto di ribellione, sono assai meno forti dell'amore per Ulisse, per Asteria e per Asterione. È infatti il tema del ritorno, del nostos che prevale e che pervade Penelope: per lei la casa è il porto sicuro, che nel suo soliloquio le fa dire «questa era la sua scelta di libertà». Ritengo tale affermazione una dolcissima dichiarazione d'amore e, in tempi turbinosi e forieri di angoscia, una voce forte, chiara, genuina, certo non ingenua, che invita alla speranza e genera serenità. Si nota, a sottolineare il senso di sacralità, l'uso dell'iniziale maiuscola in aggettivi e nomi che riguardano la famiglia: v. 2  «la Sua casa», v. 13 «Madre e Moglie» e nell'ultima pagina «Eroe» e «Uomo». Il finale presenta un inusitato Ulisse, che appare a Penelope, a prima vista, come una «sagoma» irriconoscibile, per l'atteggiamento dimesso, umile, poiché è divenuto uomo da eroe che era: si tratta di una metamorfosi congruente con la storia finora narrata. Una bella storia direi, una continuazione di Penelopeia che, tolto il velame del mito, appare vera; del resto Penelope ed Ulisse ed altri eroi ed eroine, in quanto archetipi iscritti nel nostro immaginario collettivo, continueranno a vivere, finché ci sarà qualcuno che li renderà protagonisti di una nuova storia. Anche in questa, narrata da Anna Maria, ci sarà senza dubbio chi si riconoscerà in loro.

 

 

3° premio: Pietro GEUNA (Torino)

 

Senza soluzione di continuità il lavoro di Pietro si collega al finale di Penelopeia, come se già facesse parte integrante del testo a continuare la storia dell'eroina. Dubbi ed ansie assalgono Penelope ed il suo sorriso subito svanisce: del resto non è Ulisse che l'avvolge in un abbraccio d'amore, ma sono i dubbi ed una grigia malinconia, che nello svolgimento della storia diventa una compagna sempre più tetra: pochi ed illusori i lampi di luce che accendono i suoi occhi e le sue guance.

Penelope si pone domande a cui non sa, e non può, dare una risposta, quindi si arrende, ormai certa che «Amore non ama l'Amato/ma se stesso riflesso, puro concetto». Infine lei ed Ulisse si ritroveranno, ormai vecchi, e ritorneranno insieme a Itaca «canuti e abbracciati nella lentezza dei giorni/ in cui Proci e Ciclopi eran solo ricordi»; ormai «era morto l'amore, nient'altro di meno». Il ritmo dell'ultimo versetto: «Da quel giorno, non tessé più» suona inaspettato, sia perché metricamente tronco, sia perché, lasciando, come si richiede nel Bando, ancora aperto il finale, stimola il lettore a chiedersi quali mai saranno le altre avventure di una Penelope non tessitrice.

L'Autrice di Penelopeia ha sempre ritenuto, e nel leggere il lavoro di Pietro ancor di più ritiene, che fare la parafrasi di una poesia sia distruggere la poesia stessa; spero di non averlo fatto. A mio giudizio i versetti di Pietro sono pura poesia, con effetti musicali notevoli; prevalgono gli endecasillabi, alcuni terminanti con parole tronche o monosillabiche (cercar, squarciò, già, svegliò, no, baciò). Ultimo, ma non ultimo, la sua poesia è soffusa di filosofia, la sua filosofia.

 

 

MENZIONE SPECIALE DELL'AUTRICE

a Federica VALLAZZA (Brescia)

 

Il lavoro di Federica si distingue per notevole lunghezza, poiché l'alunna aggiunge 12 parti (ca. 27 cartelle) al poemetto Penelopeia. Questo suo lavoro, forse anche per la particolare lunghezza, presenta tuttavia una forma non sempre consona a quella dei versetti liberi (come richiede il Bando) ed un lessico talora poco adeguato ad un genere letterario poetico. Certo è che Federica si fa apprezzare sia per l'impegno profuso e, ancora di più, per la sua fertile vena narrativa, per la sua capacità di inventare storie ricche di colpi di scena e, quindi, di peripezie. Il suo lavoro, inoltre, testimonia una lettura attenta e scrupolosa del poemetto tanto che di esso, per una sorta di genuina aemulatio, riprende temi e motivi con opportune variazioni.  

   

 

 

 


segreteria del Premio


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tel. 050 29544; fax 050 20158
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