TEORIA
Rivista di filosofia
XX/2000/1

Vincenzo Vitiello
Verità, tempo, linguaggio, pp. 41-59

Sommario
L'autore analizza il tema del riquadro (Tempo e verità) a partire dalla constatazione che la verità è sempre figlia del tempo, nel senso che essa deriva da una riflessione su qualcosa che già si è svolto, è accaduto, nel tempo. Il processo di acquisizione della verità è da considerarsi infinito, consistendo in una continua riflessione sulle verità precedenti alla ricerca degli errori in esse contenuti. La verità, dunque, non può essere ìoggettivaî perché parte integrante del processo del pensare, che si svolge nella mutevolezza del tempo.

Ma il criterio di misura per la verità che continuamente si modifica si trova in una dimensione altra, che presuppone un tempo dalla struttura immutevole, in grado di garantire la possibilità di riflettere sul processo che si svolge al livello sottostante di un tempo invece caratterizzato proprio dalla mutevolezza. L'espressione della verità non può essere pensata senza fare riferimento al linguaggio, ma non altrettanto può dirsi del tempo, la cui dimensione intemporale (la verità del tempo) sfugge a qualsiasi tentativo di espressione linguistica, sempre legata al divenire nel tempo.

Nella parte conclusiva del saggio líautore tenta di rintracciare una dimensione specifica del tempo che non abbia bisogno del riferimento al linguaggio, trattando successivamente della distinzione "emozione-passione", della possibilità di pensare il linguaggio come pura "icono-logia", e della pura passività intesa come espressione della possibilità pura, ossia del tempo originario.

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