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Home Le Collane Testi e studi di cultura classica (55) 9788846734464
Libro cartaceo
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L'addio di Medea

Valerio Flacco, Argonautiche 8,1-287

Autore/i: Caterina Lazzarini

Collana: Testi e studi di cultura classica (55)

Pagine: 282
Formato: cm.17x24
Anno: 2012
ISBN: 9788846734464

Stato: Disponibile
  • Descrizione

Il libro VIII delle Argonautiche di Valerio Flacco è per noi quello conclusivo del poema, rimasto incompiuto. È il libro della fuga di Medea con gli Argonauti, dopo che, grazie al suo aiuto e ai suoi poteri, Giasone ha superato le prove che gli aveva imposto Eeta come condizione per ottenere il vello d'oro, obiettivo della spedizione. È, molto più del modello greco (il IV libro del poema di Apollonio Rodio), un libro di corsa e di paura, pervaso da un senso di insicurezza e oscurità generale in cui il destino appare una forza trascinante e imperscrutabile, mentre il mondo che si profila davanti sembra schiudere a ogni passo una selva di terrori. Questa atmosfera è dovuta al prevalere del punto di vista di Medea che, seguendo gli eroi greci, si avvia a perdere la sua condizione di principessa per assumere quella di profuga, con tutto il senso di un "non più" che sin dall'inizio grava i suoi pensieri e i suoi gesti di una pesantezza epocale. Nessuna speranza si apre sul futuro che la attende in Grecia e che Giasone le ha promesso: come già quella di Seneca, anche questa Medea "ha letto troppo Euripide", e la sua fuga di ora assorbe in sé già i tratti dell'esilio futuro da Corinto. Di qui, il registro cupo e talvolta tragico della narrazione, nella quale la lexis di Valerio Flacco, in un raffinato gioco allusivo con le fonti, fa vivere con forza le isotopie che legano il presente e il futuro del personaggio di Medea attraverso il suo passato letterario. Dentro e fuori di lei, e tutto intorno, ogni movimento narrativo si colora di lutto, conferendo all'abbandono della Colchide i tratti del distacco supremo dalla vita. Così, mentre il proemio del poema fa risuonare secondo tradizione gli accenti dell'omaggio dovuto alla casa imperiale, il libro della fuga di Medea sembra dar voce a un controcanto di questa epica di gloria, che celebra il commercio e l'apertura dei mari, svelando il lato oscuro e violento insito in ogni operazione di conquista. La lezione virgiliana che apriva lo spazio narrativo dell'epica al dolore dei vinti entra profondamente nella tessitura del testo di Valerio Flacco, modulando la rilettura latina del racconto greco: ma il cielo del poeta flavio è più avaro di risposte, rispetto a quello di Enea, e i suoi eroi sembrano vacillare sullo stesso orizzonte della gloria in cui dichiarano di muovere ardimentosi i loro passi. A noi, parla molto di più il silenzio dolente e solitario di Medea, seduta sulla poppa della nave che attraversa il Mar Nero, il manto gettato sul capo a proteggere gli occhi, nel suo sommesso e disperato "Addio, monti".

Caterina Lazzarini, formatasi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è insegnante nei licei. Ha studiato in particolare poesia latina di età augustea e imperiale. Ha dedicato contributi a Virgilio, Servio, Ovidio, Seneca, Apuleio e Valerio Flacco, apparsi in libri e riviste scientifiche.