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Libro cartaceo
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M. Tulli Ciceronis, In C. Verrem actionis secundae Liber quartus (De signis).
Commento storico e archeologico

M. Tulli Ciceronis, In C. Verrem actionis secundae Liber quartus (De signis)

Commento storico e archeologico

Autore/i: Alessandra Lazzeretti

Collana: fuori collana

Pagine: 556
Formato: cm.17x24
Anno: 2006
ISBN: 88-467-1527-6

Stato: Disponibile
  • Descrizione

La lotta tra chi rapina o distrugge il patrimonio culturale e chi, invece, lo tutela e lo valorizza è argomento quanto mai attuale. Il quarto libro dell'actio secunda delle orazioni Verrine di Cicerone, noto come De signis, riguarda le sottrazioni di opere d'arte e oggetti preziosi compiute da Verre in Sicilia nel triennio 73-71 a. C. in cui fu governatore della provincia. Tali appropriazioni costituivano uno degli aspetti del suo malgoverno provinciale, per i quali Verre era imputato, nel 70 a. C., a Roma, in una causa de pecuniis repetundis nella quale Cicerone sosteneva l’accusa.
Questo lavoro - cui la Scuola Normale Superiore di Pisa ha conferito il "Premio Giuseppe Nenci" - colma una lacuna evidente negli studi, esaminando, per la prima volta, dal punto di vista storico-archeologico, il De signis nel suo complesso.
Storia antica e archeologia si muovono tra due sistemi di fonti - scritte da un lato e materiali dall’altro - che devono concorrere, in ugual misura e senza forzature dall'una o dall'altra parte, ad una ricostruzione metodologicamente valida. Una sistematica analisi del testo, che si è avvalsa di fonti letterarie, archeologiche, epigrafiche, numismatiche, ha mostrato il contributo fondamentale che le opere d'arte e gli oggetti preziosi oggetto del De signis forniscono, proprio nella loro qualità di documenti storici, alla conoscenza della storia non solo culturale, ma anche politica, amministrativa, economica e sociale, della Sicilia agli inizi del I secolo a. C., e, in taluni casi, in epoca più antica. Il volume è corredato, oltre che da una serie di indici, da un apparato figurativo che ne illustra e ne riepiloga i risultati salienti.
Nell'evidente caratterizzazione negativa dell'acquisizione di capolavori ad uso privato e, al contrario, nell'esaltazione della loro pubblica collocazione, appare chiaramente la funzione che Cicerone affida nell'orazione alla tematica artistica: i sentimenti e le emozioni nei confronti dell'arte, che accomunano le popolazioni del mondo di cultura greca e il popolo romano, devono costituire la base per la condanna dell'imputato. Senza cadere in troppo facili operazioni di attualizzazione, è anche in questa chiave che possiamo leggere il messaggio che il De signis fa giungere fino a noi, nella consapevolezza del legame profondo intercorrente fra la propria storia culturale e il proprio futuro.